martedì 25 agosto 2009

Ritmi marittimi


Fa un certo effetto pensare che l’ultima volta in cui ho visto Tony Esposito dal vivo era 25 anni fa allo Sferisterio comunale di Cuneo: la tournée di Kalimba de Luna.
Oggi invece lo ritrovo a Termoli, in Molise, per la festa in piazza della notte di ferragosto. Ogni anno sul lungomare arriva un gruppo (per lo più di “vecchie glorie”) per intrattenere il pubblico numerosissimo prima del tradizionale spettacolo pirotecnico dell’Incendio del castello, a mezzanotte.

Quando, dopo le 22, Tony sale sul palco con la sua band si assiste invece ad uno spettacolo che non è affatto da vecchia gloria. Fa piacere vedere come gli anni siano stati benevoli con un Esposito in ottima forma circondato da bravi musicisti dei quali non sono stato in grado di comprendere i nomi (a proposito: i fonici qualche sforzo in più potevano farlo...). Tony al centro del palco è il regista di ogni singolo strumento: gesticola, ammicca, indica… e i musicisti lo seguono, come guidati a distanza, pronti a ricevere l’imbeccata. Tra le percussioni tradizionali ed etniche spicca anche una drum machine, che consente di ampliare all’inverosimile il colore che il percussionista dà ai propri brani.
La scaletta spazianel repertorio del Nostro, attraverso le musiche (alcuni famosissime) che hanno costellato la decennale carriera del nostro: Tierra, Pagaia (sigla di Domenica In nell’82), Kalimba de Luna (disco per l’estate 1984), Sinué, …

Tony Esposito come artista è sempre stato alla ricerca di mezzi con cui esprimersi, prova ne sono i fondali che sono ricavati da sue pitture. Il pubblico gradisce e segue applaudendo con passione, ricambiando il calore che emanano i musicisti sul palco. Qualcuno prova pure a lanciare complimenti in stile partenopeo (“Tony… tu si’ a freschezz’e Napule!”). Ma la musica di Tony non è circoscrivibile ad un’area: è davvero “musica del mondo” con influssi mediterranei, caraibici, brasiliani. Il lungo viaggiare degli scorsi anni è rimasto dentro alle sue note. Il mare è la connotazione che maggiormente unisce i suoi brani, e sentirli suonare a pochi metri dalla riva con un’aria carica di salsedine aggiunge un tocco di fascino in più. Il concerto scorre via con piacevolezza mettendo in risalto ritmi e atmosfere che abbiamo imparato ad apprezzare negli anni. Ma è quasi mezzanotte. Bisogna lasciare spazio ai fuochi d’artificio. Peccato, saremmo rimasti volentieri.
PS: le foto allegate sono quelle che ho scattato alla serata termolese. Il set completo è sul mio account flickr.

mercoledì 5 agosto 2009

L'Orlando grandioso


Per fortuna esistono ancora le arene estive, che mi consentono il recupero in extremis di film che altrimenti sarei costretto a vedere solo sul piccolo schermo.
Approfittando della tempestiva segnalazione dell'ineffabile Donnigio, riesco così a vedere Il papà di Giovanna di Pupi Avati, a quasi un anno dall'uscita nelle sale! Di questa pellicola si è molto parlato in occasione della partecipazione al Festival di Venezia e del premio assegnato a Silvio Orlando: in effetti non sono pochi i motivi per inserirla tra la migliore produzione cinematografica della stagione appena passata.
Pupi Avati quando centra una storia riesce a raggiungere livelli narrativi eccezionali e "Il papà di Giovanna" costituisce una delle sue migliori prove di sempre. Dopo appena due giorni, non ho resistito e ho rivisto il film in DVD, potendone così assaporare ulteriori sfumature.
Potrei provare a farne una recensione più organica, ma preferisco sottoporvi le mie disordinate emozioni, frutto una visione più approfondita 
del film:
  • La Bologna a cavallo della II guerra mondiale è descritta con discrezione, quasi a cercare di elevare la storia ad un livello più universale. Riecheggiano i momenti terribili degli anni '40 e con maestria Avati ci propone lo svolgersi in parallelo di un duplice vortice di follia: quella di una ragazza che scivola inesorabilmente verso un delitto efferato e quella di un'intera nazione che conosce le pagine più atroci del ventennio fascista e della guerra. Oltretutto la città emiliana è ricostruita interamente a Cinecittà, con una perizia che andrebbe sottolineata.
  • Figura di spicco nel dipanarsi della storia è Michele Casali, interpretato da Silvio Orlando. Un'interpretazione che gli è valsa giustamente la Coppa Volpi e che lo conferma tra gli attori più grandi che abbiamo in Italia. La recitazione è sempre a livelli straordinari lungo tutto l'arco del film, tanto da farmi azzardare un paragone con "colui che neanche si deve provare a confrontare": Eduardo De Filippo. Colpisce in lui la capacità di far evolvere la psicologia del personaggio attraverso le insidie (evitate) di una facile malinconia o stereotipi di pateticità: Orlando padroneggia le emozioni proprie e dello spettatore, lasciando sbalorditi per bravura ed intensità. Mostruoso.
  • Alba Rohrwacher si destreggia benissimo nei panni di una ragazza "così particolare" come Giovanna. Se è vero che le hanno scritto una parte bellissima, va anche ribadito come sia sua la capacità di farla propria fino alla verosimiglianza più totale. La battuta finale del film, quel "Mica è proibito" mi dà i brividi ancora adesso e costituisce uno dei finali più belli che abbia visto negli ultimi anni.
  • Sorprendenti, poi, gli altri interpreti: Francesca Neri e, soprattutto, Ezio Greggio. Siamo abituati a vederlo agire un po' sopra le righe in programmi televisivi come "Striscia la Notizia", eppure non potremmo immaginarlo più a suo agio nel ruolo drammatico di un uomo mite che si muove a colpi di sfumature, tra sguardi eloquenti e parole non dette. Mi auguro di vederlo nuovamente in un bel lavoro come questo.
  • dialoghi sono spontanei e non riflettono impostazioni di maniera cui spesso ricorrono le ricostruzioni cinematografiche dell'Italia fascista. Anzi è proprio la diffusa naturalezza del film che gli evita i cliché del caso.
  • Per ultimo suggerisco di far caso alle scenografie (Giuliano Pannuti) e ai costumi (Mario Carlini e Francesco Crivellini). La ricostruzione è così meticolosa ed alcuni dettagli sono così ben individuati che sembra di ritrovare le cose dei nostri nonni che abbiamo visto tante volte, ma quando ancora non erano d'antiquariato.
Un gran bel momento di cinema che probabilmente molti di voi avranno già visto. Chi fosse in ritardo come me... beh, non se lo facesse scappare.