domenica 1 agosto 2010

Il diario notturno di Ludovico


Nell'afosa estate romana è arrivata d'improvviso una folata di aria fresca. Ludovico Einaudi infatti torna a Roma per la parte finale del tour "Nightbook", che proprio da qui è partito con l'anteprima mondiale per poi tornare anche nello scorso dicembre.
L'ambientazione stavolta è quella della Cavea, lo spazio all'aperto nell'Auditorium Parco della Musica, ed il concerto è inserito nel bellissimo cartellone della rassegna "Luglio suona bene".

La struttura può accogliere fino a 3000 persone ed è tutta esaurita. Pubblico quanto mai eterogeneo come età, ma anche come approccio: sono evidenti gli appassionati che conoscono a memoria il repertorio di Einaudi, ma anche persone che sono qui perché fa tendenza (riconoscibili dai firmatissimi abiti da sera).
Quando tutti hanno preso posto mi accorgo di un folto numero di persone che essendo rimaste senza biglietto si sono sedute sui gradini dell'area bar subito dietro il palco.
Calano le luci e parte un loop di piano campionato (The Planets), che evidenzia uno degli aspetti più importanti nelle sonorità di Nightbook: il rapporto del piano con suggestioni elettroniche (magnificamente guidate da Robert Lippok).
Einaudi è sul palco con cinque musicisti di bravura e versatilità impressionanti: più di tutti mi colpisce Mauro Durante che suona i tamburelli fondando su di essi una ritmica coinvolgente, ma all'occorrenza passa allo xilofono o al violino, ma anche gli altri non sono da meno: il giovane Federico Mecozzi che alterna violino, chitarre acustiche ed elettriche e basso; Antonello Leofreddi alla viola ed il violoncellista Marco Decimo che all'occorrenza suona anche uno xilofono.

Nella seconda parte del concerto resta solo il piano di Ludovico Einaudi per la parte più intimista di questo "diario notturno" che però torna a godere di tutto l'ensemble per il finale caratterizzato da un impressionante crescendo. Straordinarie sono le interpretazioni di "Lady Labirinth", "Berlin Song", "The Tower" e l'incandescente "Eros" che lo stesso maestro torinese ha definito "una sorta di rito pagano" nel quale si è rapiti dall'estasi di passione di un amore assolutamente sensuale.
Applausi forti e convinti con molti spettatori che acclamano a gran voce (sì, anche il sottoscritto) riuscendo ad ottenere un bis con il gruppo al completo. Al termine nuova ovazione (stavolta in piedi) ma a quanto pare non c'è possibilità di ulteriore bis. Mentre parte del pubblico inizia ad uscire, un sostanzioso gruppo (sì, anche il sottoscritto) continuano imperterriti a reclamare un ultimo regalo, che arriva puntuale: torna il solo Einaudi che si congeda con una struggente "Le onde", che (non mi vergogno a dirlo) mi provoca un attimo di commozione. Anche Einaudi sembra colpito dall'affetto del pubblico e si porta varie volte la mano sul cuore, mentre si inchina per ringraziare.
La presenza di varie telecamere fa sperare che un evento di questa portata e di questa intensità sia stato ripreso e possa quindi essere trasmesso in tv. Me lo auguro, soprattutto per chi non c'era.
Live photos courtesy Teresa (forum www.ludovicoeinaudi.com)