Esistono vari modi per dirsi addio. Con le lacrime ed i singhiozzi, oppure con rabbia, violenza e rancore, ma anche con indifferenza o distacco o addirittura sollievo.
Raramente gli addii hanno il crisma della creatività.
E' questo invece il caso dell'ultimo album dei PGR di Gianni Maroccolo, Giorgio Canali e Giovanni Lindo Ferretti, intitolato "Ultime notizie di cronaca".
Eviterò ora di ripetere le origini del gruppo (CCCP, Litfiba, CSI, i primi PGR, ...) per evidenziare solo la bellezza di questo lavoro. Il contratto in scadenza con la casa discografica e gli obblighi connessi avrebbero potuto portare ad una mesta conclusione dell'avventura, ma i nostri tre non sono artisti qualsiasi, e lo si capisce anche da questo. Registrano insieme per l'ultima volta e danno conclusione alla storia con nove meravigliosi "articoli di cronaca". Ogni brano è infatti cronaca di... qualche cosa, che nei testi attiene a quell'universo ferrettiano, ed abbiamo imparato ad amare negli anni: la vita montana, la guerra, il rapporto con il divino. Brividi sparsi e meditazioni sommesse. Mi ha affascinato in particolare "Cronaca filiale" dove le parole (vi invito a leggerle al più presto) rappresentano una delle dichiarazioni d'amore più alte che abbia mai letto, parole che credo ogni madre vorrebbe sentirsi dire ad una certa età.
E' un Ferretti contemplativo l'autore dei versi dell'album: un uomo che davanti all'addio cerca valori assoluti, tirando le somme di ciò che è stato provando ad immaginare ciò che seguirà.
Ed è straordinaria la sintonia con i due compagni che curano il versante musicale.
Sebbene all'ultimo atto i tre sono ancora una cosa sola, un gruppo vero con qualcosa da dire. Le note stropicciate da tecnologie elettriche ed elettroniche sono perfettamente allineate al clima creato dai testi, in un'offerta di suoni e vibrazioni che lavorano sulle emozioni di chi ascolta.
Sembra prepotente l'ispirazione più sperimentale di Maroccolo che trascina con sé le chitarre di Canali che esprimono un suono particolarmente scarnificato.
Non facile il disco. Affatto.
Eppure resta dentro dal primo ascolto: non certo per le melodie orecchiabili, ma per il clima generale. Un album vero, insomma, dove ogni brano è una sfaccettatura che si arricchisce solo in presenza degli altri.
Adesso seguiranno altre storie e probabilmente ci innamoreremo dei nuovi progetti dei nostri (occhio al progetto "Beautiful"!): questo capitolo però resterà tra i momenti più intimi ed intensi di tutta la loro produzione. Grazie.
P.S.: Nei link qui accanto trovate quello al blog di Gianni Maroccolo. Tanto per approfondire un po'... vero Marok?