Il nuovo tour arriva dopo ben due album pubblicati negli ultimi quattro mesi: prima il piccolo album (meno di mezz'ora) "Living Room Songs" frutto di una settimana di registrazioni domestiche, nella quale ogni giorno è stato registrato un brano, condiviso online in tempo reale (livingroomsongs.olafurarnalds.com), poi, a febbraio, la colonna sonora per il film "Another Happy Day" di Sam Levinson e con Ellen Barking e Demi Moore.
Nelle scorse settimane poi ha voluto condividere sulla rete lo streaming delle registrazioni con orchestra, che faranno parte di un nuovo lavoro, ha annunciato un nuovo EP e sta dando forma ad un progetto parallelo chiamato Kiasmos.
Insomma parlare di artista vulcanico può sembrare una battutaccia, visto che si tratta di un islandese, eppure il nostro Óli sembra davvero in un momento di creatività dirompente e la sua esibizione al Brancaleone si annuncia irrinunciabile. Motivo in più per non mancare, è l'abbinamento con il tour di Nils Frahm, talentuoso musicista tedesco con il quale condivide l'etichetta discografica (Erased Tapes) ed il prossimo EP ("Stare").
La serata inizia proprio con Nils al piano che inizia il proprio set con "Said and Done". La sua è una musica che attrae per la dinamica sempre mutevole, all'interno di ripetizioni cicliche che rimandano ai grandi del minimalismo, ma con una freschezza ed una personalistà emozionanti. Nils prende per mano gli ascoltatori e li imprigiona nella propria ragnatela di suoni, ora dolci e suadenti, ora aspri e meccanici.
C'è spazio anche per un'estratto da "7 Fingers", album (bellissimo, come avrò modo di dirgli nel dopo-concerto) condiviso con la violoncellista Anne Müller (già vista con Agnes Obel) che sale sul palco per l'occasione.
Il set termina con un bellissimo brano (forse tratto dal prossimo disco), nel quale Arnalds raggiunge Frahm al piano, per un'esibizione a quattro mani, nella quale possiamo vederli ridere divertiti (anche a causa di un tasto difettoso sulla tastiera...). E' davvero un bel cima quello che si respira in questa ultima data insieme: al termine delle proprie tournée, hanno unito le proprie date condividendo per due settimane i palchi di mezza Europa.
Un inconveniente tecnico al Macbook di Ólafur causa più di trenta minuti di ritardo al set del pianista islandese, alla fine la soluzione viene trovata in un "vecchio" campionatore M-audio che fortunatamente era stato portato di scorta.
Un inconveniente tecnico al Macbook di Ólafur causa più di trenta minuti di ritardo al set del pianista islandese, alla fine la soluzione viene trovata in un "vecchio" campionatore M-audio che fortunatamente era stato portato di scorta.
Ma neanche questo problema riesce ad intaccare una serata che sembra nata proprio sotto una buona stella (dovessi fare un cd live, ne pescherei a piene mani).
Ólafur inizia da solo, ma ben presto viene raggiunto sul palco dalla già citata Anne Müller e dal violinista islandese Viktor Orri Árnason. E' proprio dall'interazione fra i tre che vengono fuori momenti di assoluta bellezza, nei quali mi lascio trasportare con piacere, nonostante la scomoda sistemazione in piedi del pubblico. Il momento di assolo di violino ha in sé una forza ed un coinvolgimento da rito pagano dell'Europa del Nord. Meraviglioso.
Si succedono brani recenti ("Near Light", "Ágúst"), ma anche già noti (su tutti la splendida "Gleypa okkur") .
Si divertono anche i musicisti sul palco, in particolare il nostro Arnalds che, forse per smitizzare il proprio ruolo, introduce la splendida "Poland" spiegando come in realtà il brano sia nato a causa di una notte insonne in pullman passata a bere vodka, che ha così influenzato il successivo soundcheck polacco, nel quale ha composto il brano. "Altro che ispirazione..." suggella il nostro sorridendo.
Nel parlare della musica di Ólafur Arnalds, si fa riferimento ai soliti Chopin e Schubert, ma quello che propone in realtà il nostro amico è qualcosa di assolutamente nuovo e personale. Si tratta di musica che possiamo definire classica, ma figlia al 100% del XXI secolo. E' proprio questa la caratteristica che più colpisce dell'intero catalogo della Erased Tapes, che meriterebbe un approfondimento a parte (e non è escluso che lo faccia).
Il crescendo di emozioni, un mix di intimità e vigore, culmina col ritorno sul palco di Nils Frahm che si unisce al trio per un'improvvisazione: "Nella stessa tonalità?" chiede ironicamente prima di cimentarsi con un synth analogico. E' un momento di rara intensità che potete vedere grazie alla provvidenziale registrazione di Monica (questo è il link su YouTube) la quale ha caricato anche gran parte del concerto.
E si prosegue con gli ultimi brani nei quali viene anche svelata l'origine del brano "Ljósið": era stato commissionato per una pubblicità di vasche da bagno, ma scartato... "forse perché non era abbastanza stupido". Si conclude tra grandi applausi, ma c'è ancora tempo per un bis "Lag Fyrir Ömmu" (La canzone della nonna) per congedarsi con quel pizzico di commozione che non guasta.