L'ultima volta che ho visto i King Crimson era il '96 e a quanto pare a fine anno si riformeranno sotto la guida dell'inarrestabile Fripp... ma quella è un'altra storia.
The Crimson ProjeKCt in realtà è una deviazione dal progetto originario (evidenziato dalle maiuscole KC del nome), uno "spin-off", direbbero gli sceneggiatori di una serie tv; nasce dal fatto che tre degli attuali Crimson siano coinvolti in progetti sperimentali paralleli: gli Stick Men di Tony Levin e Pat Mastelotto (insieme a Markus Reuter) e l'Adrian Belew Power Trio (con Julie Slick e Tobias Ralph che affiancano il celebre chitarrista). In passato c'erano stati altri ProjeKCt (ben sei) ma tutti annoveravano la presenza di Robert Fripp, stavolta no e qualcuno sui giornali ha valuto definire sprezzantemente questa formazione come una "cover band".
Questo progetto nasce esclusivamente per concerti dal vivo, nei quali propongono una miscellanea di brani dei King Crimson suonate in una formazione a sei (simile a quella degli anni '90) e di brani delle due band in trio. Il tour europeo sta avendo sold-out ovunque ed il primo aprile siamo pronti per la data romana all'Auditorium Parco della Musica.
Prima dell'inizio faccio in tempo a procurarmi un official bootleg del 2012, una foto autografata da tutti sei e a fotografare le pedaliere degli effetti dei quattro suonatori di corde elettriche (non sia mai mi riuscisse di riprodurre suoni almeno simili).
La sala Sinopoli è gremita quando alle 21 e 15 si spengono le luci ed entra Markus Reuter che imbastisce un soundscape intitolato "Sultry Kissing Lounge", con la sua touch guitar autocostruita. E' evidente l'insegnamento del maestro Fripp, ma Reuter riesce ad esprimere una forte personalità, che sfocia in "B'boom" con l'ingresso degli altri musicisti. Insieme alla successiva "THRAK", sono la manifestazione del suono più noise e sperimentale dei Crimson fine secolo, ed i fonici sono messi a dura prova nel bilanciamento degli strumenti. Il buon Mastelotto rompe almeno un paio di bacchette, ma anche gli altri ci danno dentro alla grande in un quarto d'ora iniziale davvero impressionante.
La prima "canzone" è "Dinasaur" da Discipline, meraviglioso album dell'81 che rappresenta la scintilla del mio innamoramento con Fripp & soci. La voce di Belew forse è meno tagliente di un tempo, ma l'arrangiamento del brano è tra i picchi della serata. Seguono meraviglie con "Frame by Frame" e "Sleepless" che da sole varrebbero il biglietto. A questo punto escono i tre Stick Men lasciando il palco al Power Trio che dopo due brani ricambiano la cortesia. E' forse la parte meno interessante del concerto, anche se si fa notare il brano "Crack in the Sky (Spiraglio nel cielo)" che Tony Levin canta e presenta in italiano.
Si torna alla formazione a sei ed arrivano nell'ordine: "Larks' Tongues in Aspic, Part 2", "Three of a Perfect Pair" e la splendida "Matte Kudasai". Un ben di Dio che precede una nuova alternanza: prima Power Trio e poi ancora Stick Men. Questi ultimi propongono anche una versione (bizzarra) della suite "L'uccello di fuoco" di Stravinskij.
La scaletta del finale vede i sei riunirsi per "One Time", "Red" e "Indiscipline". Scansioni ritmiche tostissime e tortuosità chitarristiche, vocalità sognante e arrangiamenti vertiginosi: il regno del Re Cremisi continua ad affascinare e divertire.
Impossibile sottrarsi ad un bis richiestissimo (anche se qualcuno già guadagna l'uscita...). Belew esce da solo per "The Court of the Crimson King" solo voce e chitarra, accompagnato dal coro del pubblico. Commovente anche se prescindibile. E poi tutti sotto il palco per "Elephant Talk" e "Thela Hun Ginjeet" (che invece aveva aperto il concerto del '96).
Si chiude così dopo due ore e mezzo, con Tony Levin che scatta foto al pubblico e un divertito Belew che stringe con affetto le mani dei fans in prima fila.
... niente male per una "cover band"!
Si torna alla formazione a sei ed arrivano nell'ordine: "Larks' Tongues in Aspic, Part 2", "Three of a Perfect Pair" e la splendida "Matte Kudasai". Un ben di Dio che precede una nuova alternanza: prima Power Trio e poi ancora Stick Men. Questi ultimi propongono anche una versione (bizzarra) della suite "L'uccello di fuoco" di Stravinskij.
La scaletta del finale vede i sei riunirsi per "One Time", "Red" e "Indiscipline". Scansioni ritmiche tostissime e tortuosità chitarristiche, vocalità sognante e arrangiamenti vertiginosi: il regno del Re Cremisi continua ad affascinare e divertire.
Impossibile sottrarsi ad un bis richiestissimo (anche se qualcuno già guadagna l'uscita...). Belew esce da solo per "The Court of the Crimson King" solo voce e chitarra, accompagnato dal coro del pubblico. Commovente anche se prescindibile. E poi tutti sotto il palco per "Elephant Talk" e "Thela Hun Ginjeet" (che invece aveva aperto il concerto del '96).
Si chiude così dopo due ore e mezzo, con Tony Levin che scatta foto al pubblico e un divertito Belew che stringe con affetto le mani dei fans in prima fila.
... niente male per una "cover band"!
Photo by Tony Levin |