Confesso. Sono un appassionato, estimatore, conoscitore e collezionista della galassia Franco Battiato, al limite della maniacalità. Ho iniziato circa 30 anni fa ad approfondire l'arte del musicista siciliano e da allora l'ho seguito anche in momenti non brillantissimi (la moscissima trilogia di "Fleur").
Spesso le strade che Battiato percorre risultano assai tortuose, come dimostra il suo cinema e la sue composizioni di musica classica. Altre volte invece sorprende per la propria "semplice profondità", come nelle canzoni pop e nelle sue opere pittoriche (per le quali si avvale dello pseudonimo Süphan Barzani).
C'è poi la nicchia che conosco (e capisco) meno: il Battiato sperimentale, quello degli anni settanta contaminato da dodecafonia e rumorismo. Però ultimamente sto cercando di approfondire maggiormente proprio questo aspetto e mi sono fatto invogliare dall'occasione della serata intitolata Pranam, dedicata alla musica di Gurdijeff e Scelsi, nella quale Franco Battiato ha presentato in prima assoluta la composizione "scelsi Scelsi".
L'ambientazione è la sala Petrassi nell'Auditorium di Roma ed il titolo della serata è "Pranam. Scelsi e Gurdjieff, la leggenda di due uomini straordinari". Inizia un duo composto da Anja Lechner (violoncello) e Vassilis Tsabropoulos (piano) che esegue musiche del maestro-mistico armeno. I brani scorrono piacevolmente, accompagnati in un caso anche da filmati in cui si riconosce Gurdjieff in una Francia anni '20. La tecnica dei due musicisti è impressionante e devo dire che la violoncellista tedesca ha un approccio allo strumento con tanta personalità da farmi venire voglia di andare a cercare altri suoi lavori: ne riparleremo.
Poi segue l'esecuzione della Suite n.9 "Ttai" di Giacinto Scelsi. Tre quarti d'ora nei quali mi sento come Alberto Sordi alla Biennale di Venezia nel film "Dove vai in vacanza?". Ma anche le persone accanto a me dopo una ventina di minuti di note al piano (apparentemente) sconnesse e casuali, mostrano segni di cedimento. Il maestro Carlo Guaitoli (da anni collaboratore di Battiato) sembra una marionetta che muove gli arti percorsi da spasmi aritmici. Ma questo è evidentemente dovuto alla mia ignoranza, visto che qualcuno riesce a capire anche quali sono le note finali ed esplode in un applauso convinto.
Poi tornano brevemente Lechner e Tsabropoulos, seguiti da una registrazione audio nella quale si ascolta una dichiarazione di Gurdjieff in francese sul senso del fare musica.
L'ultima parte è quella che più mi ha inquietato: Franco Battiato accompagnato al computer dal fido Pino Pischetola (Pinaxa per gli amici) suona una serie di effetti elettronici (chiamati "Scélsi Scèlsi") che hanno lo stesso appeal della suite appena ascoltata, ma il pregio di durare dieci minuti scarsi. Il mio amico Cesare ha commentato: "Sembrano due ragazzini che giocano con la PlayStation".
Giocano? Forse è uno scherzo? Qual'è il confine tra una seria ricerca di musica d'avanguardia ed il giocare ad intellettualizzare?
Sempre pronto ad ammettere la mia ignoranza, ma stavolta ho sentito puzza di bruciato caro Maestro Battiato...
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