lunedì 25 novembre 2013

25 anni fa

Chiarisco subito che il titolo non si riferisce al tempo che è passato dal mio ultimo post... anche se in effetti ho trascurato un bel po' queste pagine virtuali.

25 anni fa usciva l'album "Fisherman's Blues" dei The Waterboys. Era un compendio di due anni di sessions (dal 1986 al 1988) da cui scaturirono circa 100 brani registrati! Un disco meraviglioso già all'epoca, che ha visto susseguirsi negli anni edizioni sempre più estese che includevano gioielli non inclusi nella prima tiratura. Il mese scorso è uscita una ristampa colossale che include ben 6 CD (prezzo popolare, meno di 25€), mentre per i maniaci è stata realizzata la versione 7 CD (il settimo contiene alcune fonti di ispirazione per la band) + 1 LP (la ristampa dell'album originale in vinile). Il disco risulta uno straordinario mix di musica tradizionale scozzese, blues e country music, che non si finirebbe mai di ascoltare e che per me è stato la colonna sonora di tante giornate.
Durante le registrazioni di The Fisherman's Blues
Per festeggiare un album così particolare, i nostri eroi si sono riuniti sotto la guida di Mike Scott, il leader di sempre, ed hanno organizzato un tour che il 21 novembre scorso è arrivato a Roma, all'Auditorium Conciliazione, intitolato "Fisherman's Blues Revisited".
Riesco così a colmare la mia lacuna di non aver mai assistito ad un concerto dei Waterboys. La serata è in tema con la water del nome, infatti arrivo sotto un diluvio colossale, anche se i nostri non sono più tanto boys... Il pubblico anche è un po' attempato e la sala mostra parecchi spazi vuoti nel mezzo.
Il quasi cinquantacinquenne Mike Scott è decisamente in forma e la voce è sempre la solita: bellissima ed espressiva come (e più) di un Dylan delle highlands. Si alterna chitarrista e pianista con una freschezza ed una passione che contagiano la platea. Dopo un avvio un po' in sordina anche il pubblico partecipa con altrettanta passione. L'antica intesa con Steve Wickham (violino), Anthony Thistlethwaite (fiati e mandolino) e Trevor Hutchinson (basso e contrabbasso) si vede e si sente, come anche si nota lo straordinario supporto di Ralph Salmins (batterista negli ultimi due anni).
Mike Scott
Si parte con "Strange Boat" e poi la cover "Sweet Thing" di Van Morrison. Dopo l'inedita "Higherbound" si inseguono le note sull'onda dei ricordi: "A Girl Called Johnny" dall'album d'esordio, scritta 32 anni fa. Più avanti è la volta di "When We Will Be Married?" e a metà concerto c'è la doppietta poderosa di "Raggle Taggle Gypsy" (sì, quella maltrattata in italiano da Branduardi con "Vai cercando qua, vai cercando là"...), seguita da "We Will not Be Lovers" ed il pubblico entusiasta che si spella le mani. E' un concerto che non dà pause e Mike Scott si concede anche breve racconto per spiegare come conobbe "I'm So Lonesome I Could Cry" di Hank Williams, della quale fanno una cover struggente e appassionata. Si va verso la conclusione e arrivano brani come "Don't Bang the Drum" e "Fisherman's Blues" che  lasciano senza parole per intensità e sembrano venire da una dimensione senza tempo, tipica solo dei grandi pezzi che non invecchiano mai e che potremmo riascoltare mille e mille volte. E' il momento dei bis richiesti a gran voce da un pubblico ormai in piedi: "You In the Sky" dalle sessions di cui sopra (ma che apparve su Book of Lightning vent'anni dopo!) e  la splendida "The Whole of the Moon". Conclude "Saints and Angels".
Una serata bellissima ad opera di vecchi leoni della musica britannica che hanno sempre messo al primo posto l'attività dal vivo. E si vede.

NB: i brani sottolineati aprono un link su YouTube con registrazioni tratte da questo concerto

Nessun commento: